Territorio

Trexenta, dove si respira leggenda

La Trexenta è una regione praticamente unica. La preistoria dell’umanità si lega perfettamente alla tradizione sarda, che di norma tutti conoscono come originaria, autentica e verace.

Storia e fantasie di albori della civiltà: nella Texenta ci sono tra i nuraghe più importanti e conosciuti dell’isola, come il Piscu di Suelli.
Parlando di numeri: si tratta di una superficie estesa per circa 412,4 km² ai quali corrispondono circa 13 comuni sardi.

Colline e pianure ne caratterizzano la morfologia, suggestioni di cereali, viti ed olive: le colture dominanti e alle quale gli abitanti di questo meraviglioso fazzoletto di terra sono dediti in maniera prevalente.

Concedersi un viaggio nel cuore delle origini vuol dire perimetrare la Trexenta attraverso un trekking o anche una gita a quattro ruote: gli itinerari verranno da sé, ispirati da sapori, profumi e suggestioni.

Da non tralasciare Pimentel, con le meravigliose necropoli Corgiu e S'Acqua Salida.

Barrali e la perla Senorbì, con l'insediamento punico Santa Teru e, sul monte Luna, la caratteristica necropoli.
Da non perdere anche Sant'Andrea Frius e San Basilio.

Senorbì: il perno della Texenta

Visitare la Texenta vuol dire non perdere l’occasione di farsi suggestionare dalla bellissima Senorbì.
Un posto dove i cieli sono azzurri e le occasioni di fascino sono dettate dalle caratteristiche architetture.
Riconosciuto come centro di grande prestigio già in epoca preromana, Senorbì include in sé il senso della Texenda, attraverso le sue vie, i suoi odori e le sue occasioni di visita ad alcune delle formazioni architettoniche più antiche di tutta la Sardegna.

Il quid in più…

Senorbì è la culla dello scultore Giuseppe Antonio Lonis, artista di valore che ha operato nel corso della propria vita a Cagliari, dove in effetti si conservano alcune delle sue più importanti tracce d'arte.


Prepararsi con un buon libro alla scoperta della Texenta? Il nostro consiglio è di lasciarsi stregare dall’indagine fatta col cuore da Gino Cabiddu, che la Texenta l’ha amata e raccontata nel libro Usi, costumi, riti, tradizioni popolari della Trexenta ( ist, Fossataro, Cagliari 1965).


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