Territorio

Senorbì, un museo a cielo aperto

Passeggiare nel cuore di Senorbì significa lasciarsi ammaliare dalla bellezza della Sardegna più autentica, unica nel suo genere

Un museo inusuale pure in una regione come la Sardegna che ne può presentare a decine: Senorbì ne sfodera uno a "cielo aperto”, che fa base in una dimora di inizio XIX secolo. Sì, Senorbì è un posto interessante per l’archeologia, perché in quel territorio, ai tempi, si sono evolute civiltà, che hanno lasciato segni ineludibili nelle colline silenziose e affascinanti della Trexenta.

Che fosse identificata come il "granaio di Roma”, la dice lunga sulla sua vocazione agricola, che però ora si sposta anche verso il turismo e la cultura; il traino c’è stato con la "riscoperta” dell’insediamento a fine VI secolo a.C. sull’altura di Santu Teru, a due chilometri dalla chiesa di santa Barbara, la patrona del paese. La sua fruizione è di grande importanza in quanto i segni della vita cartaginese che vi sono impressi, sono per niente frequenti. Un’acropoli, le mura, qualche abitazione e tanta suggestione, che emana da rocce e pietre squadrate migliaia di anni fa, che sono la forza per la storia dei discendenti, degli attuali abitanti di Senorbì. I corredi funebri e altri reperti del parco archeologico sono esposti nel museo sa Domu Nosta, allestito in un’ottocentesca casa padronale ‘a corte’ del paese ed ora la cooperativa che porta lo stesso nome lo gestisce insieme al parco archeologico.

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