Cosa non perdere a Senorbì
Madre terra
C’è un lembo di Sardegna, nell’entroterra meridionale, conosciuto
come Trexenta, terra di pianura e di colline
fertilissime, ove l’acqua abbonda: ideale per le coltivazioni. Non
stupirà, quindi, che qui ebbe origine una civiltà antichissima,
prenuragica, la cui celebre statuina della Dea Madre di
Senorbì, testimonia di raffinate creazioni artigianali e di
attivi scambi commerciali, già nel III millennio a. C. Senorbì è,
appunto, il capoluogo di questa regione storica e la meta della nostra
vacanza.
L’arte della convivialità
La vocazione rurale di Senorbì era ben conosciuta e
apprezzata anche da Roma antica, che la considerava granaio dell’impero.
In effetti, in questa zona trionfano le colture tipiche della dieta
mediterranea: cereali, olivi e vite. E proprio l’interesse
eno-gastronomico costituisce l’attrattiva numero uno del nostro viaggio.
Fra le tante specialità del luogo, consigliamo di non perdere gli
squisiti maccarones al sugo di salsiccia, spolverati di
pecorino sardo e accompagnati con vino rosso locale.
Un pizzico di cultura
Senorbì è un borgo semplice, dalle case basse e dalle palme nelle
piazze. Va visitata la chiesa parrocchiale di [strong]Santa
Barbara[/strong], bianca e grigia. Costruita nel XVI secolo, venne
restaurata un paio di secoli più tardi, nelle forme tardo barocche cui è
giunta a noi. Di interesse, anche il Museo Archeologico [strong]Sa Domu
Nosta[/strong], ricco di reperti autoctoni e d’importazione ellenica.
Da non perdere, infine, una visita alla necropoli punica di Monte Luna.