Storia

Senorbì e la leggenda delle sue origini

Il nuraghe di Simieri è un’importante testimonianza storica del passaggio dell’uomo in questi territori, che sa attirare amanti della storia e curiosi che vogliono passare qui una giornata completamente immersi nella bellezza del paesaggio che esso ha da offrire.

Ma su questo nuraghe è nata anche una leggenda molto ben conosciuta da tutti gli abitanti di Senorbì; una leggenda che racconta quelle che sono state le origini di questo ridente paese della Sardegna.

Tradizione vuole che dove oggi sorge Senorbì ci fosse una rigogliosa foresta ricca di vegetazione impenetrabile, popolata solo da cinghiali: un giorno una popolazione la trovò e decise di abbattere tutti gli alberi, estirpare le erbacce e uccidere tutti i cinghiali.

In un solo giorno la foresta secolare scomparve e al tramonto tutti i cinghiali furono sterminati: l’indomani il paese fu subito edificato e chiamato Sirboni in ricordo proprio dei cinghiali che popolavano prima questa terra; solo successivamente il nome divenne Senorbì come ancora oggi è universalmente conosciuto.

Il popolo era diviso in quartieri basati sulle diverse classi sociali: dove oggi sorge il paese erano le capanne dei poveri mentre sul colle di Simieri abitavano la corte reale e la nobiltà; un giorno il sovrano si innamorò perdutamente di una bellissima donna del villaggio di Segolay, ma questo amore non fu mai corrisposto.

Preso dall’ira il Sovrano distrusse la sua reggia e uccise tutta la corte e la popolazione, seminando solo morte e distruzione: preso dai rimorsi non poté che uccidere anche se stesso; da quel momento in poi il colle rimase avvolto nel silenzio mentre successivamente il paese riuscì a rifiorire.

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